LA POSIZIONE DELLA DONNA
NELLA FAMIGLIE E NELLA SOCIETA'
Anche se ho già parlato di questo argomento nelle mie note sul sesso
nell’Islam, voglio aggiungere alcune considerazioni sulla posizione della donna
nella famiglia e nella società, quale viene fuori dalle Notti. Essa è curiosamente in
contrasto con l’idea che prevale in Inghilterra e in Europa sulla famiglia musulmana.
Infatti, molti lettori mi hanno confessato la loro sorpresa nel trovare nelle Notti personaggi
femminili straordinari per forza di decisione, animo virile e atteggiamento imperioso e per la grandissima fluenza esercitata nella vita pubblica e privata. In tutto il mondo, le donne sono il risultato di ciò che gli uomini fanno di loro e il fascino principale delle mitiche Amazzoni sta nel modo in cui vivevano la loro esistenza, senza alcun appoggio maschile. Ma è sempre la vecchia, eterna favola: “Chi uccise il Leone? E’ stato un uomo!”
Gli antichi testi, scritti quando era in atto una guerra civile fra i due sessi, parlano delle donne come di creature di proprietà dei loro padroni, esagerando quella che era la realtà. Dagli albori della letteratura sino ad oggi, il sesso femminile è stato vittima di eccessi opposti: da un lato vi erano gli insulti derivanti da frustrazioni, dall’altro gli elogi oltre misura, altrettanto immeritati. L’Ecclesiaste, l’esempio più strano di libro ispirato, dichiara con sicurezza: “Un uomo (retto) in mezzo a migliaia l’ho trovato, ma una donna, fra tutte quante, non l’ho trovata.” Questa affermazione conferma il pessimismo di Petronio, che scrisse:
Femini nulla bona est et si bona contigit ulla
Nescio quo fato res mala facta bona est.
Nei Salmi (XXX,15) vi sono parole beffarde dirette ai tre Insaziabili: l’Inferno, la Terra e le Parti femminili (os vulvae). La dottrina rabbinica ha infiorato questo e altri testi trasformandoli in un’orrenda caricatura.
Uno hadith attribuito a Maometto dice: “Esse (le donne) mancano di ingegno e di fede. Quando Eva è stata creata, Satana si rallegrò e disse: -Tu sarai per metà al mio servizio, come fiduciaria del mio segreto e come strale per colpire il bersaglio in modo infallibile.- Un’altra massima dice: “ Sono stato alle porte del paradiso ed ecco! La maggior parte dei residenti erano poveri. Sono stato alle porte dell’inferno ed ecco! La maggior parte dei residenti erano donne.
Nella cultura popolare vi sono degli adagi piuttosto irriguardosi, del tipo: “Le donne sono fatte di nettare e di veleno.” “Le donne hanno i capelli lunghi e le idee corte.” E così via.
Gli indù non sono certamente da meno: “La Natura ha dato ai lampi la brevità del bagliore e alle donne la volubilità. Esse sono senza valore quanto un filo di paglia, dure come il diamante nel peccato e soffici come la farina nella paura. Come le mosche, esse rifuggono la canfora per stabilirsi nei rifiuti organici.” Sul valore delle opinioni femminili un proverbio dice: “ Si può prendere sul serio una gallina che si dà delle arie?” Un altro parla di “una vergine dai capelli grigi” come sinonimo di mostruosità. “Ovunque inceda un viso leggiadro, il diavolo incede accanto a lui.”
Quello di considerare le donne come degli esseri inferiori è un punto di vista derivato direttamente dai classici. Euripide, che pure ha creato il bellissimo personaggio di Alceste, si è distinto per la sua misoginia. Simonide, anche se è più clemente dell’Ecclesiaste, chiama i suoi personaggi femminili donna- maiale, donna- cane, donna- gatto ecc…, salvando soltanto la donna- ape, degna di ogni ammirazione.
Nell’Europa medioevale e germanica, il mito della Vergine Madre ha dato al sesso femminile uno status sconosciuto presso gli altri popoli, fatta eccezione per gli egizi. In Egitto, Iside, la ‘Donna vestita di Sole’, come si direbbe in linguaggio moderno, era la collaboratrice e il completamento di Osiride.
Il raffinato Palmerin d’Inghilterra, nelle cui pagine i gentiluomini trovano una grande varietà di trovate gradevoli e le gentildonne un piacevole appagamento delle loro aspettative, si lascia scappare di dire: ‘Le donne non sono mai soddisfatte perché sono governate dal caso e dall’avidità.’ E le Notti, nate presso un popolo emotivo come quello orientale, accentuano questo giudizio. Le donne sono per lo più adepte del dio Wunsch [dieresi sulla u]; spinte dall’impulso e trascinate da impeti di passione, sono stabili solo nell’instabilità e costanti nell’incostanza.
Le figure della falsa anacoreta, della vecchiaccia perfida e assassina, della strega maligna sono disegnate con mano amorevole ed esperta. Umm kulsum, per esempio, ruffiana per piacere e grande nel peccato, presso gli arabi era una delle amsal o exampla. Prostituta fino a trent’anni, ruffiana nelle tre decadi successive, nell’ultimo terzo della sua vita era ridotta all’immobilità. Allora, per consolarsi, fece legare nella stanza una capretta e un caprone e si divertì a osservare le loro schermaglie amorose.
Ma nelle Notti incontriamo anche molti personaggi femminili ammirevoli: figlie rispettose, amanti modello che vivono con grande dignità il loro attaccamento amoroso, mogli fedeli, madri perfette, sante devote, predicatrici istruite. Un esempio per tutti è univira, vedova casta e donna eroica e piena di abnegazione. E se in alcune storie il sesso è descritto come ‘un rifiuto lasciato cadere dai nibbi ovunque lo desiderino’, in altre, come quella che contiene la testimonianza sulle qualità di perfezione di Sherazade (nelle ultime incantevoli pagine delle Notti), le descrizioni di felicità coniugale sono assolutamente mirabili.
I khata esprimono nei confronti delle donne lodi e biasimo con uguale veemenza. Ecco un esempio: “Le donne caste e di buona famiglia sono protette dalla loro stessa virtù. Un solo ciambellano è sufficiente a far loro la guardia,
laddove nemmeno il Signore in persona può salvaguardare le donne lascive. E’ impossibile, infatti, contenere l’onda di un torrente in piena e l’impeto di una donna smaniosa.”
“L’amore eccessivo di una donna ti spinge ad osare” Per questo la natura femminile, di solito gentile e fragile, può essere causa di cattive azioni, che portano nel mondo odio e risentimento. Tuttavia, qua e là si trovano donne virtuose, che sono l’ornamento di una casa onorata, come la striscia di luce lunare lo è del cielo.” “Vedete, o re, come queste donne mature siano oneste e devote ai loro mariti. Non sempre le donne sono cattive.”
Nell’elenco di qualità femminili enumerate nel testo indù Totinameth c’è molta saggezza ed equilibrio. Secondo questo libro la donna perfetta ha sette requisiti: “Non deve essere sempre allegra né sempre triste; non deve parlare continuamente né meditare tutto il tempo in silenzio; non deve passare tutto il tempo ad abbellirsi né trascurare la propria persona; deve essere modesta e padrona di sé in ogni momento e occasione.”
Nell’Islam la personalità giuridica della donna è molto elevata, mentre in Europa il suo status è assicurato ma fa fatica a entrare nella mente delle persone. Vale la pena di citare l’apologia scritta circa un secolo fa in difesa delle donne del suo paese da Mirza Abu Talib Khan, un amildar (esattore delle tasse), che aveva passato due anni a Londra: “Ogni nazione è un giudice superficiale delle altre. Quando i costumi differiscono molto, si notano soltanto gli aspetti più evidenti, che alla fine si rivelano essere di minore importanza.
Quando gli Europei vedono o sentono dire che in Oriente le donne stanno chiuse in casa, che le mogli non possono accompagnare il marito ai balli e alle feste né passeggiare con lui per strada, che, come presso gli antichi Ebrei, sono costrette a vivere nella condizione di mogli sorelle, che a loro sembra punitiva, concludono rozzamente che esse sono delle schiave, la cui vita non è degna di essere vissuta.” Alla stessa conclusione giunse anche Miss Martineau, donna molto istruita che, visitando un harem, provò grande pietà e dolore per quelle povere creature che non conoscevano - pensate! - né la trigonometria né l’uso del mappamondo per lo studio della geografia. Ma la mia esperienza, unita a quella di persone come Sonnini, che hanno soggiornato a lungo in Oriente, mi porta a conclusioni ben diverse.
Maometto, nel quinto anno di regno, dopo il suo scandaloso e imprudente matrimonio con la figlia adottiva Zaynab, stabilì la hijab, cioè la velatura delle donne, che era probabilmente l’enfatizzazione di un’usanza locale.
La separazione dei due sessi, praticata anche dai beduini, doveva essere abituale nelle città arabe e aveva come obiettivo di liberare uomini e donne dalla tentazione. “Questa (pratica) renderà più puro il vostro e il loro cuore” dice il Corano (XXXII,32) Le donne, contente delle restrizioni che giovano al loro onore, accettarono con piacere il velo e lo indossano tuttora volentieri. Esse non desiderano usufruire di una libertà che, a loro giudizio, è in contrasto con la nozione arcaica di decoro femminile e considererebbero meschino un marito che permettesse loro di esporsi come etère agli sguardi di altri uomini.
Zubayr Pasha, in esilio a Gibilterra per un tradimento, vedendo come un marito geloso avesse fatto sistemare il suo alloggio, disse al colonnello Bukle: “Noi arabi pensiamo che un uomo che possiede un gioiello prezioso debba chiuderlo a chiave in una scatola e non lasciarlo in giro col rischio che gli venga rubato.” Gli orientali conservano gelosamente il loro tesoro, lo circondano di ogni premura, lo allontanano da ogni pericolo e, se prende una cattiva strada, lo uccidono. Gli occidentali mettono il loro amato tesoro in évidence, con abiti da ballo che lasciano scoperti petto e schiena, ne espongono le attrattive agli sguardi insistenti e alla possibile seduzione di altri uomini, gli permettono di fare a modo suo e, se viene insidiato, uccidono o tentano di uccidere l’autore dell’insidia. Chi è passato attraverso questa situazione violenta ed è riuscito a uscirne indenne, può vantare nella sfera morale una visuale più ampia di chi non ha mai affrontato questa prova. Però la domanda cruciale rimane se l’Europa cristiana agisca saggiamente nell’offrire queste tentazioni.
Un’altra obiezione al costume musulmano riguarda la pratica di dare una ragazza in sposa a un uomo che ella conosce soltanto per sentito dire. Questa consuetudine esisteva anche da noi fino a qualche generazione fa ed è tuttora presente presso le famiglie nobili dell’Europa meridionale. Non so dire se sia più felice il cosiddetto matrimonio d’amore o il vincolo coniugale fra due perfetti sconosciuti. Presso le popolazioni monogamiche dell’Europa del nord, il costume della moglie – sorella sarebbe ben triste. Caia, fisicamente e mentalmente quasi uguale a Caio e per certi versi superiore a lui, non di rado è il vero capofamiglia, ‘l’unico uomo a bordo.’
In Oriente, la donna è più delicata. Allevata nella poligamia e tenuta lontana dal marito per tre anni, per motivi religiosi, durante la gravidanza e l’allattamento, ella esiterebbe a ‘lavorare duro’ con un marito monogamo. Presso di loro il carico, se di carico si può parlare, è più lieve da portare, in quanto la Legge Sacra e l’opinione pubblica, entrambe da tenere in considerazione, assegnano il comando della famiglia all’uguale o prima moglie e proteggono gelosamente i diritti e i privilegi delle altre.
Il principe persiano Mirza Abu Talib elenca sei motivi per i quali la libertà delle donne asiatiche sembra minore di quella delle europee, poi indica otto situazioni nelle quali la moglie musulmana è in vantaggio rispetto alla sua sorella cristiana. Ne citiamo una per tutte. La consuetudine, non contraria alla legge, consente alla madre di famiglia l’esercizio di un potere dispotico sui servitori, sugli schiavi e, soprattutto, sui figli. E’ lei a provvedere alla loro educazione nei primi anni di vita, alla loro scelta di fede, al loro matrimonio e alla sistemazione. In caso di divorzio, le vengono affidate le figlie femmine, mentre i maschi vanno al padre. La moglie dispone della libertà di partire senza permesso, lasciando il marito da solo non per una notte o due, ma per una settimana o due, anche se, in questo periodo, ella è tenuta a non incontrare l’amante. Inoltre, il padrone di casa e tutti i maschi sopra ai quindici anni non possono entrare nell’harem presso il quale la donna si trova.
La legge più favorevole alla moglie musulmana è quella sulla comunione dei beni, sulla compartecipazione agli utili del marito e sull’eredità. Anche la dote, che lo sposo deve versare per legalizzare il matrimonio, va interamente alla moglie. In Inghilterra una simile norma legislativa chiamata ‘Atto delle Proprietà della Sposa’ è entrata in vigore solo nel 1882, dopo molti secoli di gravi abusi.
Nella storia del re Omar bin al Nu-uman e dei suoi figli vi è la seguente invocazione di Sofia: “Desidero ardentemente che questa notte il Dio del cielo faccia scendere su di te la sua benedizione dandoti un figlio maschio che io metterò al mondo e che alleverò nel modo migliore, con lo scopo di farne un uomo ricco di intelligenza, di saggezza e di buone maniere”. Questa preghiera è comune ai musulmani e ai cristiani.
In Oriente è opinione corrente che le donne siano già abbastanza informate per conto loro, senza che imparino anche a leggere e a scrivere. In ogni caso, l’insegnamento non deve andare al di là della lettura del Corano o di qualche libro scritto in modo trasparente. Il contrasto con l’Europa moderna e con l’America anglosassone è grande. Se poi facciamo il paragone con le nuove sette che propongono la bivalenza, la bisessualità e le donne vestite di sole il contrasto è massimo.
La kabirah, la madre, che in Marocco si chiama assaidah, madame-mère, è a capo del nucleo familiare, anche se non può occuparsi da sola degli affari di famiglia. In assenza del capofamiglia, è il figlio maggiore a decidere la sistemazione delle sorelle. Se non vi sono figli maschi adulti, la decisione spetta al parente più prossimo nella linea di discendenza maschile; né la madre né i suoi parenti hanno alcuna autorità in materia.
La madre viene prima della moglie perché un uomo può avere molte mogli, ma una sola madre. Presso gli orientali questo è un vecchio concetto, che troviamo anche in Erodoto, nella storia della morte di Intaferne (Thalia, CXIX): “O re – disse la moglie dalla mente logica – io posso avere un altro compagno, se Dio vuole, e altri bambini se perdo questi; ma poiché mio padre e mia madre non sono più in vita, non mi è assolutamente possibile avere un altro fratello.”
La somma di denaro che il marito è tenuto a versare prima del matrimonio e senza la quale il contratto non è valido, si chiama mahr. Di solito, metà della somma viene pagata il giorno delle nozze, l’altra metà in caso di scioglimento del matrimonio o di morte dell’uomo. Se è la donna a divorziare, perde il diritto alla dote. Alcuni individui immorali, specialmente persiani, per ottenere questo scopo costringono la donna a prestazioni oltraggiose e innaturali, inducendola a chiedere il divorzio. Il mahr parte da un minimo di dieci dirham e se un uomo si sposa senza aver menzionato la cifra che intende pagare, dopo la consumazione la donna può costringerlo a pagare la somma minima.
Il gizah (gazah in egiziano, tocher in scozzese) non deve essere confuso con il mahr versato dal marito alla moglie. Di solito essa consiste in capi di vestiario, ornamenti e mobilio (stuoie, coperte, materassi, tappeti, divani, cuscini, utensili da cucina), a cui i beduini aggiungono ghirbe, macinatoi per i cereali, pestelli e mortai. Tutte questi oggetti vengono trasportati a dorso di cammello dalla casa della sposa a quella dello sposo, ma restano di proprietà della donna. In caso di divorzio, lei li porta via con sé. Secondo la legge musulmana, devono passare quattro mesi prima che la donna possa risposarsi. Il divorziato non può risposare la stessa donna fino a quando lei non ha consumato il matrimonio con un altro uomo e un triplo divorzio non può essere revocato.
Un Arabo sostiene di avere il diritto di sposare la sua prima cugina, la figlia del fratello di suo padre. Se qualcuno gliela porta via, si potrebbe scatenare una faida mortale. Con qualche piccola differenza, era la stessa cosa anche presso gli Ebrei. In entrambe le razze il matrimonio fra consanguinei non ha dato origine a tare ereditarie, quali idiozia e sordità congenita, come avviene fra gli inglesi e gli anglo americani. Quando un beduino nomina la figlia dello zio vuol dire che sta parlando della moglie. Il primo appellativo è più affettuoso del secondo perché il sangue non è acqua e il legame di parentela rimane, mentre la moglie può essere ripudiata con facilità. Il matrimonio della prima cugina con un altro uomo celebrato senza il suo permesso è considerato un tremendo affronto per un arabo.
Il termine mustahal indica un uomo che si sposa pro forma per soldi e che divorzia subito dopo la consumazione del matrimonio. Non fa meraviglia che lo si consideri l’opposto di una persona rispettabile. Mandeville racconta che gli Islanders la prima notte di nozze invitano un altro uomo a giacere con la loro moglie, per toglierle la verginità. Per questa prestazione pagano un’alta tariffa e gli fanno molti ringraziamenti. In ogni città vi sono uomini che fanno questo mestiere, che sono anche chiamati cadeberiz, cioè disperati, perché la loro attività è considerata pericolosa. Vi è un proverbio, citato da Burkhardt, che dice: “Meglio mille amanti piuttosto che un mustahal”, perché costui è spesso un individuo raccolto per strada, sommamente sgradevole per la moglie che deve accettarne l’amplesso.
Per i musulmani i mariti sono di tre specie: i bahr, che si sposano per amore; i dahr, che si sposano per mettersi al riparo dal mondo; i mahr, che si sposano per sistemarsi, cioè per interesse.
“Molte donne pensano che sposarsi una seconda volta sia una delle cose più vergognose al mondo. Questa opinione è diffusa soprattutto nei villaggi e nelle piccole città rurali. Una vedova o una donna ripudiata, anche se giovani, trascorrono il resto della loro vita in solitudine e rifiutano di sposarsi una seconda volta.” (Lane) Temo che questo costume appartenga ormai ai bei tempi andati e che sia irrimediabilmente scomparso. Le regole portate dagli stranieri, in particolare dagli inglesi, improntate a maggior libertà, rischiano di portare a una ripetizione delle vicende del Sind, dove Sir Charles Napier fece impiccare tutti gli uomini che avevano ucciso le mogli adultere.
Ho fatto notare altre volte che l’idea che i musulmani neghino alle donne il possesso di un’anima nonché un posto in paradiso, quando invece Maometto ha canonizzato due donne della sua famiglia, è dettata dall’ignoranza. Questa teoria è sorta con i Padri della chiesa cristiana, che hanno esagerato la misoginia di San Paolo. Sant’Ambrogio, commentando i Corinzi, I. II, afferma: ‘Feminas ad imaginem Dei factas non esse.’ San Tommaso d’Aquino e la sua scuola hanno adottato la visione aristotelica: “Mulier est erratum naturae et mas occasionatus et per accidens generatur, atque ideo est monstrum.” Nel settimo secolo, quando nacque l’Islam, i Cristiani istruiti attribuirono intelligentemente la propria misoginia ai musulmani, ad captandas foeminas. Nell’Europa del Sud, questa calunnia continua a dare i suoi frutti.
Nel sesto anno della sua missione, Maometto (Corano, cap. XXIV) ordinò per la prima volta la velatura e, per inferenza, la separazione delle donne. Anche se in Europa sarebbe impossibile introdurre una separazione dei sessi, seppure con delle modifiche, dobbiamo ammettere che essa presenterebbe dei notevoli vantaggi. Essa faciliterebbe i rapporti fra gli uomini, rendendoli più liberi e contribuirebbe a civilizzare gli strati inferiori della popolazione. In nessun paese musulmano, dal Marocco alla Cina, troviamo dei bruti senza morale né educazione come quelli prodotti dalla civiltà europea, in particolare da quella inglese.
Per quanto riguarda le donne, essa favorisce le amicizie intime con le loro simili e noi sappiamo che le persone migliori non sono le seduttrici o i dongiovanni, ma quelli che preferiscono la compagnia delle persone del proprio sesso. Farebbe inoltre aumentare il decoro sociale, abolendo un’indecenza come il flirt, un termine che non ha un corrispettivo nelle altre lingue e che gli altri paesi hanno preso a prestito da noi. Esso altera il tono degli incontri religiosi nei quali vi è la presenza di donne e non provvede certo a migliorarli. La cosa migliore sarebbe forse un semiisolamento delle donne, come avveniva ai tempi eroici della Grecia antica, a Roma, in India prima dell’invasione musulmana e come continua ad avvenire nell’Armenia cristiana e nella moderna Ellade. Si dovrebbe adottare una via di mezzo fra la rigida clausura dell’Islam e la libertà o, meglio, l’abuso di libertà degli anglosassoni e degli angloamericani.
La legge musulmana non permette all’uomo di avere una sposa se non è in grado di soddisfarla carnalmente. Egli è tenuto a distribuire equamente le sue attenzioni fra tutte le mogli, ognuna delle quali ha diritto alla sua notte, a meno che non vi rinunci. La biografia del Profeta parla di occasioni in cui una delle sue mogli rinunciava ai propri diritti a favore delle altre.
Il Corano (IV, XXII ecc.) dice anche che, dopo la necessaria purificazione, è legittimo sposare donne che sono prede di guerra, anche se il loro marito è vivente. Non è invece consentito fare questo con una vera credente libera.
La legge musulmana consente, a ragion veduta, quattro mogli. Se la moglie è una sola, infatti, essa considera il marito suo pari, lo contraddice e si dà delle arie. Due mogli litigano in continuazione e trasformano la casa in un inferno. Tre mogli non sono una buona compagnia, perché di solito due di loro congiurano contro la terza, più attraente, per amareggiarle la vita. Quattro mogli sono una buona compagnia perché, anche se litigano, poi ricompongono l’armonia e il marito gode di una relativa pace. Il musulmano è tenuto a trattarle tutte e quattro allo stesso modo. Ognuna deve avere i propri vestiti, la propria abitazione e una notte dedicata a lei, al pari delle altre mogli-sorelle. Il numero di spose è derivato dagli ebrei: “E’ opinione dei saggi che l’uomo non debba avere più di quattro mogli.”
Gli europei, sapendo che le donne musulmane vivono recluse e appaiono in pubblico velate, tendono a considerarle come meri articoli di lusso. Soltanto dopo aver vissuto a lungo nell’Oriente musulmano essi si rendono conto che in nessun altro paese le donne hanno altrettanta libertà e potere. Esse possiedono beni che possono lasciare in eredità a chi vogliono, senza il permesso del marito. Possono assentarsi per un mese da casa senza che il marito abbia diritto a lamentarsi e lo aiutano nelle decisioni con buoni consigli. Un uomo deve poter fare affidamento sulle mogli, perché è circondato da rivali, che sperano di trarre fortuna dalla sua rovina. In politica, vi è l’esperienza delle donne circasse di Costantinopoli, che hanno governato il sultanato. Laggiù, la regola soignez la femme era una condizione primaria per avanzare nella società.
E’ tipico del costume egiziano dare in prestito al Califfo sei ragazze intensamente amate e riprenderle poi indietro, senza considerare il prestito in alcun modo dannoso.
Maometto chiese ad Aqaf Al waddah: “Hai moglie?” Quando questi rispose di no, il Profeta gli disse: “Dunque, tu appartieni alla confraternita di Satana! O vuoi andare a far compagnia ai monaci cristiani? Se resti con noi, però, sappi che è nostro costume sposarci!”
Dopo aver dato alla luce dieci figli, una donna diventa ummu-l-banin wal-banat, la madre di figlie e figli ed è sconveniente che si dedichi al gioco amoroso, al quale non è più adatta. Un famoso testo irlandese così dipinge le sette età della donna, descritte allo stesso mondo anche dagli arabi:
Dai dieci anni ai venti
Di bellezza ha abbondanza
Dai venti anni ai trenta
E’ grassa, briosa e attraente.
Dai trent’anni ai quaranta
Figli e figlie mette al mondo.
Dai quaranta ai cinquanta
E’ una tipa vecchia e scaltra.
Dai cinquanta ai sessanta
E’ una pena a te aderente.
Dai sessanta ai settanta
E’ una maledizione del cielo.
Nella società patriarcale, la madre è al servizio dei figli maschi adulti. In Dalmazia, ho trovato madri di famiglia che servivano gli ospiti. Era molto piacevole, anche se un po’ sconcertante.
Nell’Oriente musulmano una donna giovane, nubile o sposata, non può andare da sola per strada e la polizia ha il diritto di arrestarla se è inadempiente. Questa precauzione previene in modo eccellente gli intrighi amorosi. Durante la guerra di Crimea, centinaia di ufficiali inglesi, francesi e italiani, di stanza a Costantinopoli familiarizzarono con le donne locali e parecchi vantavano i loro successi con le turche. Io credo però che non si sia verificato un solo caso: le loro conquiste erano tutte donne greche, valacche, armene o ebree.
Maometto ha definito maledetta la casa in cui le voci delle donne possono essere udite fuori della porta d’ingresso.
Se una donna libera mostra il volto a un musulmano, questi scoppia in violenti insulti. Con questo atto, infatti, ella vuol fargli sapere che lo considera un ragazzino, un eunuco, un cristiano, ma non un uomo. La donna musulmana mostra altre parti della sua persona, ma non il viso e al viaggiatore può capitare il caso bizzarro di incontrare donne che hanno il volto velato e il posteriore scoperto. Il primo può essere riconosciuto, il secondo no.
Le cantanti e le danzatrici professioniste vanno in giro a volto scoperto e raramente possono entrare negli harem rispettabili. Solo in occasione di feste esse sono ammesse nel cortile o di fronte alla casa delle persone per cui si esibiscono. La signora Grundy, che vive in Egitto, disapprova anche questa forma di esibizione.
Sulla bolla di accompagnamento di una schiava è riportata la sua statura, misurata a spanne dall’astragalo all’orecchio. Se la misura supera le sette spanne, la schiava ha meno valore, perché vuol dire che ha già raggiunto la statura adulta. Sudasi è una schiava alta sei spanne, misurata con il shibr o spanna lunga (9 pollici ), non con il fitr o spanna corta, vale a dire dal pollice all’indice. Altre misure sono: il faut, cioè la distanza fra ogni dito, il ratab, cioè la distanza fra l’indice e il medio e l’atab, la distanza fra il medio e l’anulare.
Le schiave graziose, acquistate da poco, hanno spesso delle curiose manifestazioni di civetteria. Per loro, mostrarsi compiacenti è un punto d’onore, una sorta d’orgoglio e una forma di rispetto per se stesse. Ma esse possono anche rifiutare i loro favori a un padrone che volesse possederle con la forza e che sarebbe, per questo, biasimato dai suoi amici. Lo Scià di Persia Fath Alì, il più despota dei despoti, subì il rifiuto delle sue schiave e fu costretto ad abbozzare. Rinunciò a darle in moglie agli stallieri o ai cuochi di corte, perché sarebbe stato considerato un uomo meschino.
Il Corano non menziona mai l’acquisto di schiave e le concubine erano all’origine prigioniere di guerra. Però, se queste schiave erano delle Vere Credenti il musulmano aveva l’obbligo di sposarle per poterle tenere. L’inconveniente fu che le schiave, sapendo di essere di proprietà del padrone, consideravano un obbligo di questi il dormire con loro, un punto di vista non sempre condiviso dalla donna amata. Alcune mogli, vecchie e senza figli, seguendo l’esempio di Sarah, cercarono di convincere il marito a trattare le giovani concubine come figlie, ma con scarso successo. Nelle Notti abbondano le concubine appartenenti a Califfi e ad alti ufficiali, che avevano la massima libertà di fare quel che volevano. La cosa positiva di questo sistema è che ha evitato la prostituzione, forse il male più grande della nostra società.
La visita medica alle schiave per accertarne la verginità è una cosa sconveniente e viene fatta nel riserbo più assoluto. La rigida legge musulmana impedisce al compratore di vedere la ragazza nuda prima che essa gli appartenga. Per risolvere la situazione, perciò, egli deve rivolgersi a una donna anziana.
La presentazione della sposa al futuro sposo con abiti diversi, spesso presi a prestito, fino a un numero di sette, si chiama hilla. Per poter vedere i lineamenti della donna, l’uomo deve versare un onorario chiamato ‘tassa dello scoprimento del volto’. I siriani cristiani hanno l’usanza di cercare di sollevare il velo con una mossa repentina della spada. Ma le donne presenti parano il colpo e la lama rimane impigliata nel tessuto. Alla fine l’uomo ci riesce e a questo punto la sposa si piega fino al pavimento, coprendosi il viso con le mani e con i vestiti delle amiche. Queste la aiutano a risollevarsi e le risistemano il velo, in modo da lasciare il volto scoperto, esposto alla vista del marito.
La notte del matrimonio lo sposo vede per la prima volta – almeno così dovrebbe essere – il viso della sposa. È consuetudine che entrambi si mostrino sopraffatti dalla sorpresa e dall’emozione e addirittura sul punto di svenire. Lo sposo appare particolarmente ridicolo quando atteggia il volto a quest’espressione.
In Egitto la luna di miele dura almeno una settimana. L’ultimo giorno, gli sposi ricevono parenti e amici in appartamenti separati e con tutte le formalità. Il settimo giorno, cosa che avviene anche per le nascite, le morti e altri avvenimenti, c’è il hatimah, la lettura del primo capitolo del Corano come atto di devozione. Il quarantesimo giorno è il termine ultimo per la luna di miele.
La sari’ah, la raccolta dei precetti del Profeta, indica in due anni e mezzo il periodo consigliato per l’allattamento. Non è infrequente, però, vedere ragazzi di tre o quattro anni ancora attaccati al petto delle madri. Durante la gravidanza e l’allattamento, la donna non vive con il marito. Questo comportamento, presente anche negli animali, era tipico di alcuni popoli antichi, come gli Egiziani (dai quali gli ebrei lo avevano preso a prestito), gli Assiri e i Cinesi. Ne ho parlato nel mio libro La città dei Santi, anche in relazione con la gravidanza. I Mormoni sottolineano l'importanza di osservare questa regola di purezza. La bellezza, la forza e la buona salute, di cui godono le giovani generazioni, sono una conferma della loro saggezza.
L’idea corrente è che sia possibile a un uomo possedere una donna contro la sua volontà usando la forza. Io nego che ciò possa accadere, a meno che la donna sia eccezionalmente debole o che l’uomo usi il cloroformio o che ricorra alla violenza più brutale, tanto da farla svenire. La Buona Regina Bettina costrinse Burleigh, il Presidente della Camera dei Lord, a rinfoderare la spada, tenendo la bocca della guaina in perenne movimento davanti a lui. Spesso accade, invece, che la donna, se non nutre un profondo ribrezzo per il suo violentatore, resti contagiata da un sentimento amoroso che allenta le sue difese. Ella prova piacere nel contatto dell’altro con le sue parti intime e, quasi senza accorgersene, consente la penetrazione e l'eiaculazione. Nel libro dal titolo Fatti curiosi della pratica medica si dimostra come in questi casi possa anche avvenire il concepimento.
Gli abitanti – e specialmente le abitanti – del Cairo sono sempre stati considerati dissoluti. Il pudico Lane racconta la storia scandalosa di una donna che se la spassava allegramente con l’amante sotto al naso del marito e che alla fine lo fece rinchiudere in manicomio. L’arrivo della civiltà, col suo divieto di ricorrere al vecchio e buon rimedio della spada, ha reso peggiori queste donne. Sotto al governo britannico, il male non punito si è moltiplicato. La corte del Gazi oggi è piena di sedicenti divorziate e i viali del quartiere europeo di Isma’iliah sono affollati di donne che minacciano di spogliarsi se non ricevono una mancia. Una cosa simile si era già verificata nel Sind, dove i mariti colpevoli dell’uccisione delle mogli adultere venivano condannati all’impiccagione. L’entrata in vigore di questa norma fece allentare ogni tipo di legame familiare . Fra il 1843 e il 1850, un ufficiale che si recava al bazar a cercare una ragazza, tornava al proprio alloggio riportandone una mezza dozzina. Più di una volta le prostitute minacciarono di presentare una petizione a Sir Charles Napier perché le signore e le cosiddette donne castigate rubavano loro il mestiere. Lo stesso accadde a Kabul, in Afganistan ai tempi della guerra del 1840.
Più una donna è vecchia e brutta, più è considerata adatta al ruolo di mezzana. Il termine ajuz (vecchia) è un grave insulto e una donna egiziana a cui venga rivolto questo appellativo si offende e reagisce in modo furibondo, qualsiasi sia la sua età. Shaibah è un termine più educato.
Gli orientali attribuiscono ai vermi, visibili o invisibili a occhio nudo, la causa del mal di denti e di molti altri malanni. E’ un’idea che anticipa la teoria di germi, batteri, bacilli e microbi portatori di malattie. La causa della ninfomania è attribuita alla presenza di germi nella vagina.
Fatta eccezione per i quartieri poveri e sovraffollati delle grandi città occidentali, oggi l’incesto è considerato riprovevole ovunque. Eppure in passato esso era legittimo e praticato da popoli di grande civiltà come gli Egizi (Iside e Osiride), gli Assiri e gli antichi Persiani. Per quanto riguarda la procreazione, l’incesto ha conseguenze nefaste solo nel caso in cui il padre e la madre siano affetti da malattie costituzionali. Ma se entrambi i genitori sono sani, la loro prole, come viene chiamata fra le creature inferiori, sarà vitale e in buona salute.
Riguardo al matrimonio di Maometto con la moglie del figlio adottivo Zayd, il Corano al versetto 37 del capitolo 33 (la sura delle fazioni alleate) dice: “… E quando Zayd ebbe regolato con lei ogni cosa, te la facemmo sposare affinché non sia peccato per i credenti sposar le mogli divorziate dei figli adottivi, allorché questi abbiano regolato ogni cosa con loro”. Questa unione, considerata incestuosa dagli arabi, rappresentò un terribile scandalo per la fede nascente e soltanto il ‘comandamento di Allah’ poté mitigarlo.
I figli adulterini sono estremamente rari nei paesi musulmani, dove le nascite illegittime rappresentano una grave offesa. Le mogli sono tenute sotto protezione e mancano di opportunità. Le ragazze sono vigilate con attenzione, ma sono loro le prime a controllarsi, perché sanno che altrimenti non troveranno più marito. Anche se la seduzione è tutt’altro che sconosciuta, l’adulterio è raro ed è presente solo nei libri.
La prostituzione, tuttavia, non è mai stata del tutto abolita. Al- Mas’udi ci dice che in Arabia le prostitute pubbliche (baghaia) erano presenti in certi quartieri, già da prima del tempo dell’Apostolo, come avviene oggi in quello di Tartushah, ad Alessandria, e di Hosh Bardak, al Cairo.
Riguardo ai bambini frutto di una relazione adulterina Maometto ha detto: “Che il bambino sia allevato e che l’adultera sia lapidata.” La legge islamica stabilita dal Profeta per questa delicata situazione dice che occorrono quattro testimoni affidabili per provare la fornicazione, l’adulterio e la sodomia. Essi devono giurare di aver visto rem in re o, come dicono gli arabi, “il bastoncino del kohl nell’astuccio del kohl”. In questo modo si risolve il problema, tagliando il nodo gordiano con la sciabola, e si evita la prigione. Da un punto di vista antropologico, trovo interessanti i modi in cui le varie popolazioni trattano l’adulterio.
Nell’Europa del Nord si getta ingiustamente la colpa sull’uomo, mentre la donna tentatrice è considerata di secondaria importanza. In Inghilterra è l’uomo ad essere chiamato ingiustamente seduttore. In epoche passate, egli veniva messo alla gogna e il suo atto proclamato a gran voce. Adesso egli viene citato per danni, un modo ignobile e da bottegai di trattare un’offesa alla proprietà privata e alla moralità pubblica. Nell’America anglosassone, dove prevale la sensibilità inglese, si spara all’uomo e si lascia impunita la donna. Gli Orientali, in particolare i Musulmani, uccidono la donna e chiedono a malapena conto all’uomo. Questa procedura, che è molto più ragionevole, ha messo radici nei paesi dell’Europa del Sud, dove il marito che ama la moglie ne uccide l’amante, furibondo per aver perso il suo affetto.
Nel mondo civilizzato, i modi di trattare le donne si riducono in fondo a due. I Musulmani le tengono rinchiuse, le proteggono da ogni sorta di tentazione e, se sbagliano, le uccidono. I Cristiani le mettono su di un piedistallo e le espongono al pericolo e allo sguardo di tutti. Se trasgrediscono, invece di prendersela con se stessi, le coprono di accuse e di ingiurie.
Soltanto due cose sono in grado di tenere sotto sorveglianza le donne: il loro cuore e un lucchetto spagnolo.
Secondo gli Indù, il mal d’amore passa attraverso dieci stadi:
1) Amore degli occhi
2) Attrazione della mente (manas)
3) Nascita del desiderio
4) Perdita del sonno
5) Dimagrimento
6) Indifferenza alle cose materiali
7) Perdita del senso di vergogna
8) Follia
9) Perdita della conoscenza
10) Morte.
Per fissare un appuntamento, l’uomo si passa le dita su un sopracciglio, come per asciugarsi il sudore. La donna dà segno di aver notato il movimento aggiustandosi il velo sul capo con entrambe le mani. Di regola, però, nell’Oriente musulmano è la donna a fare il primo passo ed è curioso osservare come uomini grossi e barbuti arrossiscano nel vedersi fare gli occhi dolci. Durante la guerra di Crimea, il gentil sesso di Costantinopoli iniziò a lanciare adescamenti ai giaurri. Gli inviti erano però accettati troppo prontamente e le donne furono ben presto costrette a desistere.
Appena la videro, tutti gli uomini vollero fare l’amore con lei. Ella promise, giurò, ascoltò, fece la civetta con tutti, passando da un mercato all’altro, fino a quando vide arrivare Alì il Cairota. Allora gli andò incontro, strofinò la sua spalla contro di lui, poi si voltò e dichiarò: “Che Allah conceda lunga vita al popolo del discernimento!”
Egli parlò a sua volta. “ Come sei bella! A chi appartieni?” le chiese.
“A un valoroso come te” mormorò lei.
“Sei tu sposa o ragazza?” chiese ancora lui.
“Sposa” replicò lei.
“Andiamo a casa mia o a casa tua?” domandò subitaneo Alì.
I miei gentili lettori noteranno con sorpresa la rapidità con la quale si svolgono queste cose in Oriente. Ma nei paesi in cui il flirt è sconosciuto, questa situazione è assolutamente verosimile e nei racconti orientali le offerte di delizie amorose derivano direttamente dalla seduttrice per eccellenza, Eva.
Ho sentito raccontare di giovani che ai bagni pubblici, dove erano presenti donne e eunuchi, facevano rientrare i testicoli per sembrare dei castrati. La perseveranza nell’esercizio di muscoli di solito lasciati inerti, aiuta a raggiungere un buon risultato. L’enorme sviluppo raggiunto dall’udito di Orsini testimonia quanto sia efficace la pratica di addestramento.
Shakespeare lo definisce ‘il baciare con le labbra interne’; in francese è langue fourrée, in sanscrito samputa. In Oriente, l’argomento del bacio è ampiamente trattato. L’Ananga-Ranga o Arte Indiana dell’Amore (Ars amoris indica) ne enumera dieci tipi diversi. Esso viene messo in relazione con il piantare le unghie, di cui sono descritte sette varianti; con la morsicatura (sette varianti); con il toccare i capelli, picchiettare e dare colpetti leggeri con le dita e il palmo della mano (otto varianti).
Il signor Payne traduce hawa al-Udri con ‘l’amore dei Beni Udhra’, la tribù araba famosa per la passione e devozione con la quale praticavano l’amore. Per me, invece, significa ‘amore manchevole’ che, in assenza di un termine migliore, io ho tradotto con ‘platonico’. Assomiglia molto al vecchio bundling del Galles e dell’Inghilterra del Nord, che permetteva quasi tutti i piaceri e i giochi che i Francesi chiamano les plaisirs de la petite oie, un termine che il mio vecchio amico Fred Hankey fa derivare dalla petite voie. Gli Afgani lo conoscono come namzad- bazi, gioco dei fidanzati e gli Abissini come l’amore degli occhi.
Evitare la fretta a letto è sempre stato considerato un segno di buona educazione. In alcuni paesi musulmani, lo sposo attende sette notti prima di consumare il matrimonio: prima per rispetto al padre, poi per rispetto alla madre, poi ancora per rispetto al fratello e così via. Persino gli Egiziani, gli uomini più lussuriosi che esistano, siano essi principi o plebei, si fanno un punto d’onore di rispettare la sposa per alcune notti dopo la cerimonia. A volte prolungano questo periodo per più di una settimana e, da quegli uomini sensibili che sono, prima di arrivare al momento finale, provocano la reazione della Natura accarezzando e giocherellando. L’uomo che cerca di affrettare le cose viene bollato come uomo impaziente e sconsiderato con le seguenti parole del saggio: “L’uomo è stato creato d’impazienza.” (Corano, cap. XXI.37).
La credenza che il sangue del giovane piccione somiglia al flusso verginale è universale; ma il sangue che più somiglia a quello dell’uomo è il sangue del maiale, un animale per molti aspetti così umano. Oggi gli Arabi e gli Indù raramente sottopongono ad esame il lenzuolo nuziale, come fanno i Persiani e gli Israeliti. La sposa tampona il sangue con un fazzoletto bianco e la mattina seguente lo mostra nell’harem. A Darfour è lo sposo a compiere questa operazione. In Inghilterra e sul continente ci si dà spesso delle arie raccontando la prima notte di nozze. In Oriente non è così. Una lunga familiarità teorica con l’adorazione di Venere ‘non lascia mistero per la notte nuziale’.
In Inghilterra, alcune madri evitano scioccamente di informare le loro figlie su quello che accade la prima notte di nozze. Ho sentito di spose di trent’anni e oltre che non avevano la più pallida idea di quale comportamento ci si attendesse da loro. Un malinteso senso di vergogna, peccato inveterato delle persone rispettabili, faceva sì che né la madre né il padre avessero illuminato quelle innocenti, a volte non più giovani creature. Questa ignoranza dà origine a sgradevoli sorprese, quando non a disgusto e schifo. Per una ragazza delicata, l’ingresso di un uomo nella sua stanza e nel suo letto può essere un’emozione violenta. Il contatto di un petto irsuto e di arti pelosi con la sua pelle serica è una stranezza che può provocare disgusto e risentimento. Inoltre, troppo spesso lo sposo, anziché frenare la propria passione e mostrare riguardo per l’innocenza e la modestia virginali, precipita le cose con l’irruenza di un toro, ruentis in venerem. Anche dopo aver udito il grido che, come dicono gli Arabi, “deve essere gridato”, egli non ha pietà ed insiste a ripetere l’atto con la ragazza appena divenuta donna, che giace tremante, con la mente agitata e il corpo sofferente, un dolore che molti descrivono simile a quello dell’estrazione di un molare. Non considera, nella sua stupidità, che occorre che passi del tempo prima che ‘la vittima’ possa avere una sensazione di piacere, prima che le sublimi delizie dell’orgasmo ne immergano l’anima nella beatitudine.
Tutte le donne hanno la capacità di godere di queste gioie, invece, a volte, il risentimento, l’insoddisfazione e il disgusto causati dagli errori dell’uomo danno origine a un’avversione perenne per l’atto di congiunzione carnale. Non poche di loro diventano madri di numerosa prole, senza essersi mai rassegnate a questa funzione.
Specialmente nel caso di temperamenti altamente nervosi - che sembrano essere in aumento negli Stati Uniti e in particolare nella Nuova Inghilterra – la paura di nove mesi di dolori e restrizioni rende le donne contrarie a questo atto affettuoso. Il primo figlio, forse, è il benvenuto; il secondo è già una prospettiva spiacevole; poi, sopravviene una ferma decisione di non concepirne un terzo. Ma questa castità coniugale non è compatibile con un bon ménage, a meno che non si tratti di coppie di santi. Il marito, scandalizzato e offeso per il rifiuto della moglie, potrebbe cercare altrove chi gli dimostri maggiore compiacenza, mentre la sposa, ‘per volere del Fato’, potrebbe incontrare l’uomo giusto, l’unico per il quale ogni donna è contenta di spazzare il pavimento. Così, addio alla prudenza, alla virtù, all’onore e alla reputazione.
Come ho già detto, il costume degli Europei cristiani e civilizzati di porre le loro donne su di un piedistallo, esposte a ogni possibile tentazione, e di assalirle poi con vituperazioni e disprezzo se cadono e soccombono davanti alle prove imposte loro dal sesso più forte e più insensibile. I Musulmani sono molto più pratici. Essi proteggono gelosamente il loro gioiello con la massima cura. Se, malgrado le precauzioni, il loro bene insiste a disonorarli, tirano fuori la spada e lo fanno a pezzi, fra l’approvazione generale e gli applausi della società.
Le posture del coito, interessanti e curiose dal punto di vista etnologico, costituiscono un argomento talmente vasto da richiedere un intero volume. Nel trattato in versi sanscriti Ananga Ranga o Stadio dell’incorporeo, comunemente conosciuto come Koka Pandit, dal nome del probabile autore, un wazir del Rajah Bhoj, si possono trovare informazioni complete. Questo trattato è stato tradotto in tutte le lingue dell'oriente musulmano, dall'indostano all'arabo, col titolo di ‘Ladhat An Nisa’, ovvero ‘I piaceri sensuali delle donne’.
Esso suddivide le posture in cinque gruppi:
la donna che giace supina, con undici varianti
la donna che giace sul fianco destro o sinistro, con tre varianti
la donna che è seduta, con dieci varianti
la donna che è in piedi, con tre varianti
la donna che giace prona, con due varianti
In tutto sono 29 posture. Con le 3 posizioni del Purushayit, dove l’uomo giace supino ( vedi ‘L’Abate’ in Boccaccio, I. 4), esse diventano trentadue e si avvicinano alle quarante façons francesi. L’Upavishta, majilis, ovvero le posizioni sedute, con uno o entrambi i partner accovacciati, un po’ come gli uccelli, appaiono impossibili per gli Europei, i cui arti non sono flessibili come quelli degli Orientali. Il loro scopo è quello di prolungare il godimento, evitando ogni tensione durante il congresso carnale. La postura prediletta dal Marocco alla Cina prevede che la donna giaccia supina e che l’uomo sieda accovacciato fra le sue gambe.
Il Corano dice (II, 223): ‘Le vostre donne sono come un campo per voi, venite dunque al vostro campo a vostro piacere”. L’interpretazione che di solito si dà a questo versetto è che esso significhi tutte le posture: in piedi, seduti, distesi, dietro, davanti. Eppure, c’è un detto popolare che riguarda l’uomo cavalcato dalla donna: ‘Sia maledetto colui che fa di se stesso terra e della donna cielo!’ Alcuni sostengono che il passaggio del Corano sia stato rivelato per confutare gli Ebrei, che sostenevano che se un uomo giace posteriormente con la propria donna, egli genererebbe un figlio più intelligente. Altri invece lo interpretano come indicante una pratica sessuale perversa, il che è assurdo. Tutti i legislatori dell’antichità hanno redatto codici che avevano come scopo l‘aumento della popolazione, la vera ricchezza di un paese. L’onanismo e gli altri metodi che andavano contro questo obiettivo erano severamente condannati.
Una superstizione popolare in Siria sostiene che il coito durante le mestruazioni genera il giudham, l’adda’ alakbar ( Grande Male) o il da’alfil, il male elefantino o elefantiasi. L’intervallo di tempo fra l’inizio del flusso e il momento del coito corrisponde all’anno in cui insorgerà una malattia nella prole. Ad esempio, se il rapporto avviene il giorno d’inizio delle mestruazioni, la malattia farà la sua comparsa nel decimo anno di vita dei figli, se il rapporto avviene il quarto giorno, la malattia comparirà nel quarantesimo anno e così via. Le sole malattie che i beduini temano veramente sono la lebbra e il vaiolo.
Il coito durante le mestruazioni è proibito da tutte le fedi orientali e punito nel modo più rigoroso. Al-Mas’udi riferisce di un uomo generato in questo periodo che divenne un fiero nemico di Ali.
Gli antichi Ebrei attribuivano i poteri magici di Gesù Nazareno a questa circostanza della sua nascita, dato che l’idea corrente è che i maghi siano generati in modo impuro.
L’erezione e il rigonfiamento del pene che si manifesta prima dell’alba negli uomini che vivono nei paesi tropicali non significa che essi desiderino una donna. Alcuni Anglo-Indiani considerano questo sintomo signum salutis, altri un pene esuberante di urina.
La notte del giovedì precede il giorno della preghiera pubblica, che può essere recitata solo se si è in condizioni di purezza cerimoniale. Molti Musulmani vanno all’hammam (bagno turco) il giovedì e non hanno rapporti con la moglie fino al venerdì notte.
Torrens osserva: “La parola gunug si riferisce a questo tipo di blandizie” (per esempio, un’andatura affettata) e Burckhardt dice: “Le donne del Cairo si vantano che la loro ghoonj è superiore a quella di tutte le altre donne del Levante.” Ma Torrens non ha capito e Burckhardt spiega la parola solo in riferimento al darsi delle arie. Essa indica invece l’arte di muoversi durante il coito, che è particolarmente ostentata in Oriente, anche da parte delle donne pudiche. Vi sono molti libri che insegnano questo piacevole metodo e in Cina esistono professori, di solito vecchie donne, che istruiscono le ragazze in questa branca della ginnastica.
In tutto l’Oriente è diffuso il principio che l’appetito sessuale della donna è superiore a quello dell’uomo, ma questo non è un dato assoluto. L’affermazione generica che la passione della donna è dieci volte più grande di quella dell’uomo è irrealistica. In tutto il mondo le donne sono più inclini alla riproduttività e gli uomini sono più inclini all’amore Se così non fosse, quest’ultimo non si dichiarerebbe e sarebbe lui a nutrire bambole e bambini. Nelle terre basse, questa passione è invece un fatto reale, come avviene nel Mazanderan persiano, piuttosto che sul Plateau; nel Malabar indiano, piuttosto che nel Maratha; in California, anziché nello Utah e specialmente in Egitto, anziché in Arabia. E’ nei climi caldo-umidi che il desiderio sessuale e la capacità riproduttiva della donna eccedono quelli dell’uomo.
Qui la dissolutezza morale sarebbe formidabile, se non venisse prevenuta con l’isolamento, la sciabola e il revolver. Nel clima freddo secco e caldo secco degli altipiani montuosi, invece, succede il contrario. Mentre nelle terre basse prevale la poliandria, in forma legale o illegale (prostituzione), qui prevale la poligamia. Nel mio libro La città dei Santi ho parlato del curioso argomento della ‘moralità geografica’. Secondo me, tutti i sistemi morali, al pari della coscienza, sono legati alla geografia o alla cronologia. Essi costituiscono un soggetto interessante di studio per il legislatore, per lo studente di etica e per l’antropologo..
L’uomo è poligamo per natura, la donna è monogama. Diventa poligama solo quando è stanca del suo innamorato. E’ stato detto, con ragione, che questo succede perché l’uomo ama la donna, mentre l’amore della donna è finalizzato soltanto ad ottenere quello dell’uomo.
In Egitto, i diciannove anni sono l’età di una vecchia zitella. Non credo che in questo paese la pubertà arrivi molto prima che in Inghilterra, dove le nostre nonne si sposavano a quattordici anni. Ma gli Orientali sono consapevoli che, nel periodo compreso fra le prime mestruazioni e i vent’anni, la donna è particolarmente malvagia. Secondo alcuni, a quest’età ogni ragazza è una possibile assassina. Dandola in sposa essi si liberano di una sventura, della calamità domestica rappresentata da una figlia. Presso di loro, l’egoismo crudele della madre che trattiene presso di sé la propria figlia e le impedisce di soddisfare le sue voglie di donna, non esiste.
La vecchia zitella, specialmente se ha una figura robusta e grassoccia, non è molto rispettata. Tuttavia, lo stereotipo ce la dipinge magra e ossuta e forse corrisponde alla realtà.
Il condom, così chiamato dal nome del suo inventore il Colonnello delle Guardie Cundum al tempo di Carlo II, è detto anche lettera francese o capote anglaise e serviva per il controllo delle nascite. Ecco la definizione data dal capitano Grose nel suo Dizionario: “1 Budello essiccato di pecora usato per proteggersi dalle infezioni veneree durante il coito. Questo tipo di guaina subisce una lunga preparazione ed è venduto da una matrona chiamata Philips al Green Canister di High Moon Street, sullo Strand. 2 Falso fodero sopra a una spada; astuccio incerato per i colori di un reggimento.” Il Dr. Harris, autore della Guida Pratica delle Malattie Segrete, Bruxelles, Libreria Popolare, chiama candom questi ‘petits sachets de baudruche’, dal nome del dottore che li ha inventati. Ricord li paragona a un ombrello di cattiva qualità che si buca al primo temporale. Altri invece li definiscono corazze contro il piacere e ragnatele contro le infezioni. Erano molto usati nel Settecento.
Oggi, la maggior parte di questi articoli sono in budello di pecora, solo una piccola parte sono di caucciù. Vengono quasi tutti fabbricati nei sobborghi di Parigi e la loro produzione dà lavoro a molte donne e ragazze. A Grenelle si rovescia il budello, a Lilas si preparano quelli di caucciù. Quelli di qualità superiore sono fatti con un solo pezzo di budello, così come esso esce dall’animale, quelli di qualità inferiore sono incollati ai lati. La membrana viene manipolata a lungo, per renderla sottile e duttile. I prezzi variano da quattro franchi e mezzo a trentasei franchi lordi. Quelli di caucciù vengono incollati con un’apposita soluzione. Ho anche sentito parlare dell’utilizzo della vescica di pesce, ma non sono in grado di fornire dettagli su questo argomento. Nell’antica Europa il condom era sconosciuto, ma non la sifilide. Persino gli scheletri preistorici conservano tracce dei danni causati da questa infezione.
Le donne dissolute preferiscono i negri, a causa delle dimensioni dei loro genitali. Un somalo a cui ho preso le misure raggiungeva, in situazione di riposo, quasi i sei pollici. Questa è una caratteristica degli uomini e degli animali dell’Africa. Gli Arabi, invece, sia uomini che animali, sono al di sotto della media europea. Durante l’erezione, le parti interessate aumentano in modo non proporzionale e l’atto richiede un tempo più lungo dell’usuale. Di conseguenza, la donna ne ricava maggiore godimento. Ai miei tempi, nessun Indiano musulmano dabbene avrebbe portato a Zanzibar una donna del suo paese, a causa delle seduzioni e tentazioni troppo forti a cui sarebbe stata esposta.
L’Ananga-Ranga Shastra osserva giustamente che una diversità di dimensioni causa problemi matrimoniali alla coppia.
Nel periodo corrotto del Secondo Impero, a Parigi si poteva vedere uno spettacolo curioso dal titolo La force de l’imagination. Davanti a un gruppo di uomini alla moda, un giovane in calzamaglia color carne, seduto sopra a uno sgabello, si scopriva le pudenda. Poi chiudeva gli occhi e raggiungeva l’erezione e l’eiaculazione con la sola forza del pensiero. E’ stato però scoperto che nello sgabello vi era una cavità che permetteva il passaggio di una mano, le cui dita titillavano la parte e causavano il fenomeno.
Tutti noi conosciamo delle donne che hanno sacrificato se stesse per uomini senza valore. Il mondo le guarda sbalordito, le schernisce e le biasima perché non capisce nulla. Per ogni donna, infatti, esiste soltanto un uomo per cui ella è disposta a ‘spazzare il pavimento’ come una schiava. A volte il Fato si oppone a questo incontro, ma quando esso avviene, la signora dà l’addio a marito, figli, reputazione, religione, vita e anima.
Quando Wilkes scommetteva di essere l’uomo più brutto d’Inghilterra diceva soltanto una mezza verità. Infatti la sua bruttezza, così fuori del comune (egli era un bel brutto, come dicono gli Italiani), era il miglior lasciapassare agli occhi delle donne.
L’idea che giacere con una donna vecchia, dopo che le sue mestruazioni sono cessate, sia una cosa malsana, ha origini antiche. Altrettanto noti anticamente erano i benefici del processo inverso, familiari in particolare al buon re David. Il viso di un bambino che dorme con i nonni (una cattiva abitudine diventata obsoleta in Inghilterra), quello di una donna giovane che è sposata con un vecchio o quello di un giovane sposato con una vecchia sembrano avvizziti, come se il tempo li avesse ricoperti di una patina particolare.
Ho notato che gli eroi e le eroine delle storie d’amore orientali sono sempre delle buone forchette. Essi bevono e mangiano una tale quantità di cibo da scandalizzare i romantici amanti occidentali. Ma la dieta abbondante è necessaria per affrontare le fatiche erculee delle notti d’amore. Durante la prima colazione postnuziale il comportamento degli sposi è opposto. L’uomo mangia come un leone, la donna quasi non tocca cibo. Non è forse successo lo stesso anche a voi, mie gentili lettrici?
Nell’antica Roma, entrambi i sessi avevano l’abitudine di fare il bagno dopo la copula. Forse questa pratica è nata quando i sensi dell’uomo erano più acuti. Ho visto un cavallo arabo rifiutare di essere montato dal suo padrone, che non si era lavato dopo essere stato a letto con una donna.
Ogni ospite regge per alcuni minuti sotto alla barba un incensiere di terra o di metallo (mabharah), dove brucia un po’ d’incenso o un pezzetto di legno profumato, poi lo fa passare in giro. Nella patria dell’incenso, la Somalia , entrambi i sessi, dopo aver fatto l’amore, espongono i propri corpi al fumo profumato.
L’ihtilam, il segno della pubertà in entrambi i sessi, come tutte le emissioni di seme, prima della preghiera richiede il wudhu, l’abluzione totale.
Fi Zamanihi parla dell’uso che le donne abissine sanno fare dei muscoli costrittori vaginali, che le ha rese giustamente famose e particolarmente apprezzate dagli Egiziani. Le signore, dette habbazah, siedono a cavalcioni dell’uomo e ne provocano l’orgasmo contraendo e rilasciando i muscoli del loro orifizio, ‘mungendo’ l’organo dell’uomo. Il prezzo di queste casse-noisettes è tre volte più alto di quello delle altre concubine.
Gli Orientali spesso non notano il parossismo di Venere che nelle donne tiene il posto dell’emissione del seme nell’uomo. Io l’ho visto manifestarsi in una ragazza che stava appesa per le braccia a una sbarra per la ginnastica. Non c’è bisogno di aggiungere che in momenti simili (se solo gli uomini se ne accorgessero) ogni donna, anche la più castigata, è una facile conquista. In seguito ella si pentirà di essersi lasciata sopraffare dal desiderio carnale, ma sarà troppo tardi.
Mentre i Francesi non nascondono l’indecente verità:
Désir de fille est un feu qui dévore:
Désir de femme est plus fort encore.
nei racconti dei musulmani e spesso anche nella realtà, le convenienze sociali richiedono che la fanciulla, per quanto innamorata, si dimostri molto refrattaria a perdere la verginità, specialmente con il marito.
Gli Orientali conoscono molti sotterfugi per scoprire la vera identità di persone che cercano di assumerne una falsa. E’ famoso lo stratagemma usato da un acchiappaladri per scoprire un uomo che si era nascosto sotto abiti femminili: gli gettò un oggetto in grembo. Quello chiuse istintivamente le gambe, anziché aprirle, come avrebbe fatto una donna.
Molti popoli antichi consideravano la deflorazione un lavoro da facchini. I Niloti erano soliti forare l’imene prima del rapporto. I Fenici, secondo Sant’Attanasio, affidavano questo compito a uno schiavo. I Chibcha e i Carib consideravano la verginità un’onta, un chiaro segno che la ragazza non aveva mai ispirato amore.
In Egitto, le appartenenti al gentil sesso hanno un modo orribile di uccidere gli uomini, specialmente i mariti: prima li legano e poi gli strappano i testicoli. Ma il temperamento violento, che non esita a passare alle vie di fatto e a ricorrere all’aggressione fisica, non è affatto raro fra le principesse orientali. In Persia circolano racconti terribili sulle figlie di Fattah Alì Shah. Purtroppo, ben pochi uomini e nessuna donna sanno resistere alle tentazioni del potere assoluto. La figlia di un potente dittatore argentino fu vista guidare un cavallo con delle briglie molto particolari. Erano state ricavate dalla pelle di un uomo che si era vantato di aver goduto delle sue grazie. Le schiave sono quelle che subiscono di più le prepotenze delle giovani padrone, subito dopo vengono gli eunuchi.