L'IDEA DI BELLEZZA IN ORIENTE - Copia - richardandisabelburton

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                                                 L'IDEA DI BELLEZZA IN ORIENTE

Gli Orientali considerano generalmente l’animale maschio più bello
della femmina, una regola che vale per tutta la creazione - si applica, per
esempio, allo stallone rispetto alla cavalla, al gallo rispetto alla gallina – con
qualche eccezione, come nei falconiformi. Il beduino, gran conoscitore di cavalli,
paragona l’andatura di una donna che cammina bene – una cosa rara in Europa,
eccezion fatta per la Spagna – al passo lievemente oscillante di una cavalla di razza, che
piega il collo grazioso per guardare da una parte e dall’altra del suo cammino.

 Gli Orientali nutrono una profonda avversione per le donne dai fianchi magri e il posteriore piatto ed hanno ragione a sottolineare le caratteristiche fisiche che differenziano il maschio dalla femmina. I pittori e gli scultori moderni, il cui studio del nudo è generalmente superficiale e frettoloso, mi hanno spesso scandalizzato per l’eccessivo assottigliamento e smussamento della figura femminile. Fanno assomigliare la donna a una scimmia.
Le donne dalla pelle bianca sono considerate una fonte di calore eccessivo e malsano. Per questo i Rajah indù nella stagione calda dormivano con ragazze dalla pelle scura.
 Oggi è abbastanza ridicolo paragonare una faccia alla luna, ma non è sempre stato così. Salomone (Cant. VI 10) non disdegna l’immagine “bella come la luna, luminosa come il sole”. Chi ha visto la luna nel cielo d’Arabia apprezzerà molto questa similitudine, che troviamo anche presso gli Indù, i Persiani, gli Afgani, i Turchi e in tutte le nazioni europee. Anche Spenser ce ne dà uno splendido esempio: “La sua fronte spaziosa, come la luna più luminosa.” (Her spacious forehead, like the clearest moon).
L’idea che hanno gli Arabi della bellezza femminile corrisponde alla nostra, solo gli Egiziani moderni e i Marocchini preferiscono la “botte ambulante”, per usare le parole di  Clapperton nel definire la sua vedova innamorata.

  I glutei prominenti e muscolosi sono molto ricercati perché promettono bene in un compagno di letto. In Somalia, dove la popolazione è substeatopigica, un uomo giovane e ricco con questa caratteristica avrà code di ragazze che spasimano per lui e potrà scegliere di sposare quella col posteriore più prominente.  
  Il piede piccolo e grazioso è prediletto sia in Oriente che in Occidente. Ovidio non si vergogna ‘ad teneros Oscula (not basia or suavia) ferre pedes’. Ariosto termina il ritratto di una persona nobile con:
Il breve, asciutto e ritondetto piede,
(The short- sized, clean-cut, roundly-moulded foot).
  In tutto il mondo, la dimensione ridotta del piede è segno di distinzione, al pari del temperamento nervoso. In Oriente, sono particolarmente ammirati l’ombelico grosso e le pieghe di grasso sul ventre. Dice il Khata: “Ed egli guardò a quel fiume, elisir di bellezza, adorno di un’incantevole cintura di pieghe a forma di onde.”   
  Gli Orientali hanno ragione a considerare uno sguardo languido e indolente come una delle attrattive della donna, in quanto provocazione amorosa che allude al letto. Alcuni uomini provano lo stesso piacere nel vedere un’espressione lacrimosa, che sembra suggerire il bisogno di consolazione. Una delle donne di maggiore successo che conosco deve tutta la sua fortuna a questa attrattiva.  

  I seni cadenti, a forma di borse del tabacco, sono la conseguenza più brutta della vecchiaia nelle donne orientali. In gioventù il petto è bello alto, arcuato e rotondo, duro come pietra al tatto, con i capezzoli eretti e protesi in fuori. Ma dopo il primo figlio - in Europa si dice che ‘le premier embellit’ - tutto cambia. La natura ha assegnato un compito troppo arduo al corpo femminile. La gravidanza, seguita da un lungo periodo di allattamento,  causa la dilatazione della pelle e l’ingrandimento dei vasi sanguigni. Questi cambiamenti sono troppo improvvisi e rapidi rispetto alla capacità di contrazione dell’organismo. Il cibo cattivo, inoltre, diminuisce la vitalità e affretta la consumazione fisica. Per le donne orientali, perciò, vecchiaia e bruttezza sono sinonimi. Soltanto nei paesi più avanzati vi sono donne anziane ancora belle. Gli scrittori orientali, Indiani, Persiani e Arabi sottolineano l’estrema delicatezza di pelle dei loro personaggi femminili. I corpi di queste eroine sono così sensibili da sopportare con difficoltà il contatto con la sottoveste più fine. In questa mia collezione di note troverete citati alcuni esempi. Possiamo ipotizzare che la pelle di una bellezza orientale, a causa della vita ritirata che conduce, dell’uso costante di cosmetici e dei bagni frequenti, arrivi a possedere un grado di delicatezza e sensibilità che potrebbe in qualche modo giustificare le affermazioni, apparentemente stravaganti, dei poeti loro ammiratori. Il seguente aneddoto, riportato da Iben Hallakan, ne è un esempio.

 Il sassone Ardashir ben babek (Artaxerxes I), primo Re di Persia (A.D. 226-242), aveva assediato a lungo e senza successo la città di Al Hudhur, in Mesopotamia. Riuscì infine ad espugnarla grazie al tradimento della figlia del tiranno del luogo, Es Satiroun. Nazirah, questo era il suo nome, chiese come unica ricompensa per il suo atto il matrimonio con Ardasir.
“Una notte, lei non riusciva a dormire e continuava a girarsi e rigirarsi nel letto. Il marito le chiese che cosa le impedisse di dormire. - Non ho mai dormito in un letto duro come questo – rispose Nazirah – Sento qualcosa che mi dà fastidio.- Egli ordinò allora che il letto fosse cambiato, ma inutilmente, lei  non riuscì lo stesso a dormire. Il mattino seguente, si lamentò della presenza di un oggetto estraneo dalla sua parte. Fu fatto un esame e si scoprì una fogliolina di mirto, che si era infilata in una piega della sua pelle e l’aveva fatta sanguinare. Ardasir chiese stupito se fosse stato quello a tenerla sveglia e lei rispose di sì. –Ma come ti ha allevata tuo padre?- domandò allora lui. –Mi preparava un letto di raso, mi rivestiva di seta, mi nutriva di midollo, di panna e di miele e mi dava da bere vino purissimo.- Disse Ardasir: - E io adesso ti ripagherò della stessa moneta con cui tu hai ripagato tuo padre.- Ordinò di legarla per i capelli alla coda di un cavallo, che partì al galoppo e la uccise. Ricorderete che anche nelle novelle popolari germaniche l’identità delle vere principesse viene scoperta attraverso episodi simili.      
  Un piccolo spazio fra i due incisivi superiori è considerato bello dagli Arabi. Difficile indicare il motivo di questa preferenza. Forse, è semplicemente l’amore per la varietà.
Gli Arabi hanno un adagio, che corrisponde a un dictum della scuola salernitana:
Noscitur a labilis quantum sit virginis antrum:.  
Noscitur a naso quanta sit hasta viro;
(La bocca di una fanciulla indica la misura  della sua chose;
Il naso di un uomo la lunghezza del suo membro.  
Io aggiungo che le sopracciglia rivelano quanto sia folta la capigliatura in basso. La mia esperienza mi dice che queste osservazioni, per quanto empiriche, rispondono a verità.     
L’idea fissa della donna orientale è: ‘Niente per niente.’ Questa sua decisione non è dettata tanto dall’avidità, quanto dal puntiglio di non darla vinta all’uomo, suo avversario nel combattimento sessuale.

  Le donne di Damasco sono sempre state famose per la loro gelosia sanguinaria, la stessa che nei racconti e romanzi europei è attribuita alle donne spagnole. Gli uomini invece erano conosciuti per la loro intolleranza e per il fanatismo, di cui leggiamo per la prima volta in Bertrandon de la  Brocquière, che li condusse al massacro nel 1860. Eppure, essi sono nell’insieme un popolo timoroso e costituiscono, sia fisicamente che moralmente, dei pessimi soldati. Lo hanno dimostrato nella Guerra di Crimea dove, dopo solo un mese di vita di campo, avevano perso il loro bell’aspetto e sembravano delle vecchie donne.   
  La parola hawar (uri) ha molti significati. Può riferirsi al nero intenso  dell’iride circondata dal bianco oppure all’iride così grande e nera da riempire  tutto l’occhio (come quello della gazzella) oppure ancora al mahajir, la parte di occhi visibile sotto al velo o infine al bianco degli occhi in contrasto con il nero del khol. Sonnini fa giustamente osservare che il khol, chiamato anticamente alquifoux o arquifoux nel linguaggio commerciale del Levante, rende gli occhi più grandi e oblunghi. L’occhio della Sfinge e delle figure egiziane dipinte di profilo ci dà l’illusione di vederlo di fronte.

  Il khol è una polvere d’antimonio per le palpebre. Quella venduta nei bazar, però, non è di antimonio vero, ma di galena o solfuro di piombo. Si racconta che quando Allah apparve a Mosè sul Sinai, attraverso a un’apertura grande come un ago, il Profeta svenne e il Monte andò a fuoco. In quel momento, Allah disse: “D’ora innanzi tu e la tua stirpe macinerete la terra di questa montagna e la applicherete ai vostri occhi.” Il khol viene conservato in un astuccio detto makhalah e applicato all’interno della palpebra con un grosso ago spuntato, per disegnarne il bordo. Questa polvere, con cui si dipingeva gli occhi Jezebel, è anche una grande protezione dall’oftalmia durante i viaggi nel deserto. In India era molto usata, ma adesso, per colpa della moda importata dagli europei, il suo uso sta gradualmente scomparendo. Kahilat al-taraf interpretato alla lettera significa palpebre segnate con il khol, in senso figurato invece allude a ‘ciglia nere e sguardo languido’. Le donne usano anche una preparazione a base di fuliggine o nerofumo di lampada, che però ha un colore diverso. I musulmani dell’Africa centrale applicano il khol non sul bordo, ma su tutta quanta la palpebra, poi lo fissano con del grasso. In Inghilterra ho visto qualcosa di simile nei minatori appena emersi dalle miniere di carbone.
  La parola khol, preceduta dall’articolo, (al-khol), è all’origine del termine alcool. Ma persino il Sig. Sotutto non è in grado di spiegare in quale modo un nome che all’origine significava polvere sia passato in seguito ad indicare lo spirito.  
   


 In Oriente, i libri su questo argomento riempirebbero una piccola biblioteca. Quasi tutti i trattati di medicina terminano infatti con una lunga disquisizione sui corroboranti e gli eccitanti. Brevemente, possiamo dividere gli afrodisiaci in tre gruppi. Al primo appartengono quelli di tipo medico, esterni e  interni; al secondo, quelli di tipo meccanico, come la scarificazione, la flagellazione, l’applicazione di insetti, come fanno certi popoli selvaggi. La giovane moglie del venerabile Joe Miller, vecchio bramino, insisteva sempre, prima di ogni rapporto, perché egli si facesse pungere certe parti dalle api. Il terzo gruppo, infine, comprende gli afrodisiaci legati alla magia e alla superstizione.
   Nell’Africa del Nord, la bile dello sciacallo e ‘l’uva dello sciacallo’ (solanum nigrum), il latte d’asina e il grasso della gobba di cammello sono usati come unguenti afrodisiaci da entrambi i sessi.
 Sono venuto a conoscenza di un’orgia a base di hashish avvenuta a Londra e terminata con metà degli sperimentalisti impossibilitati ad alzarsi dal divano per una settimana intera. Questa droga ha la curiosa proprietà di rendere gli uomini insensibili al caldo, sarebbe quindi utile ai fuochisti. Gli Orientali la usano per imsak, cioè per prolungare il coito. Nelle Notti non troviamo  allusioni a metodi per prolungare il piacere, ma essi sono molto utilizzati dai musulmani sotto il nome di imsak, appunto, cioè ritenzione del seme.

  La maggior parte dei libri orientali di medicina per famiglie sono formati da una prima parte di prescrizioni generiche e da una seconda parte di consigli sugli afrodisiaci ‘qui  prolongent le plaisir’. Anche l’Ananga- Ranga fornisce una moltitudine di ricette ad uso interno e esterno, tutte volte ad affrettare il parossismo nella donna e a ritardare l’orgasmo nell’uomo. Alcune sono molto curiose, come quella seguita da quell’Indù che si era fabbricato una candela con del grasso di rana misto a fibre. La ricetta garantiva che l’emissione del seme sarebbe avvenuta soltanto quando tutta la candela si fosse consumata. Sicuro di questa protezione, l’uomo lavorò con troppo vigore e mandò a monte l’impresa.
 L’arte della ritenzione consiste nell’evitare l’eccessiva tensione dei muscoli e nell’eliminare i pensieri che preoccupano la mente. Durante il rapporto, gli Indù sorseggiano una bibita ghiacciata, fumano o masticano il betel. Gli Europei, invece, ignorano queste pratiche. Sono freddi e rapidi - meno di venti minuti -  anche a causa della dieta e del non uso di stimolanti. Le donne indiane  li paragonano con disprezzo a dei galli di paese. Non ho mai sentito di un Europeo che sia stato amato da una donna locale con la quale avesse vissuto e avuto dei figli.

  In passato, l’ambra grigia è stata considerata di volta in volta un fossile, un vegetale che cresceva presso le sorgenti o sul fondo del mare, una ‘sostanza formatasi nell’acqua, come la nafta o il bitume’. Oggi si sa con certezza che si forma dalle secrezioni della balena. La si trova sulle coste di Zanzibar, in blocchi del peso di diverse libbre. E’ venduta ad un prezzo molto alto, perché è considerata un potente afrodisiaco. Se ne mette un pezzo in una tazza bucata, vi si versa sopra il caffè, raccogliendolo in un altro recipiente. Quando l’ambra riaffiora sotto forma di macchie oleaginose sulla superficie della bevanda, un servitore esperto distribuisce questo qaimar o crema di caffè dalle proprietà particolari, in parti uguali fra gli ospiti.    
  In Oriente si crede che reggere in mano un sikankur, una lucertola, abbia un effetto afrodisiaco. Nel Medioevo, invece, questa era una panacea per tutti i mali. Nel libro Adja’ib al-Hind (Le meraviglie dell’India) troviamo la storia di un vecchio calvo che, dopo aver consumato un certo tipo di pesce, aveva con la moglie due rapporti di giorno e due di notte. Gli Europei deridono questo tipo di cura. Gli Orientali, dimostrando maggiore buonsenso, hanno tantissimi trattamenti che si rivolgono al  cervello, che mirano a colpire l’immaginazione, avendo spesso successo nel risolvere un’impotenza temporanea. Questo disturbo, infatti, è incurabile solo quando deriva da un’affezione del cuore. Purtroppo, anche molti ciarlatani hanno fatto fortuna vendendo bottiglie di tintura di cantaride. Un uomo che fosse in grado di scoprire un farmaco specifico efficace diventerebbe milionario solo in India.          
   Il lettore che voglia saperne di più consulti l’Ananga-Ranga o il Ruju Assaih ila-ssebah fi quoati-l- bah, ovvero ‘Il ritorno del vecchio alla capacità di procreare della gioventù’, scritto da Ahmad ben Sulaiman. In Francia, l’impotenza temporanea dell’uomo vigoroso, dovuta a uno stato mentale di ansia e all’agitazione del sistema nervoso, era un tempo chiamata Nouement des aiguillettes, cioè annodamento dei lacci. (Questi lacci legavano la calzamaglia o calzabraca al giustacuore. I loro equivalenti moderni sono i bottoni per abbottonare la patta.) Di conseguenza, la cura era chiamata Déliement des aiguillettes (slegatura dei lacci).   
  I Musulmani curano l’impotenza con i semplici. Nelle Notti, una ragazza  adotta un trattamento di tipo morale, che prevede ‘il seppellimento delle parti morte per poi farle risorgere’. Un mio amico, un ufficiale giovane e vigoroso, che aveva portato via la moglie a un sergente, era stato guarito proprio grazie a questo tipo di trattamento. Era diventato improvvisamente impotente quando aveva saputo che il marito della sua amante stava appostato nei dintorni del suo bungalow per sparargli. Il suo nervosismo era aumentato quando aveva trovato un elmo di rame sotto alle finestre. Si rivolse allora al chirurgo del reggimento che, da quell’uomo di grande esperienza che era, gli prescrisse delle pillole, una pozione, una dieta ben regolata e dieci giorni a letto con la sua bella senza toccarla. Al quinto giorno di cura, egli tornò dal medico. Aveva un’espressione addormentata e fu costretto a confessare di non aver seguito fino in fondo la cura. Resosi conto di essere guarito, senza dubbio grazie alla pozione e alle pillole, la notte prima aveva dato una dimostrazione palpabile del suo riacquistato vigore. Il chirurgo biasimò il comportamento dell’ufficiale, che non aveva atteso che la terapia facesse effetto fino in fondo. Il farmaco miracoloso consisteva in pillole di pane e in acqua di cinnamomo.

 Unnah allude a diverse forme di impotenza, causate da avversione, deficienza naturale o incantamento, la scusa preferita. Raramente gli Orientali ne attribuiscono l’origine alla causa vera, che è la debolezza di cuore. Lo sapevano invece i Romani, che descrivevano come uno dei suoi sintomi i piedi freddi. ‘Clino-pedalis, ad venerem invalidus, ab ea antiqua opinione, frigiditatem pedum concubituris admodum officere.’ Per questo San Francesco e i suoi fraticelli andavano scalzi.
  Herklots ha pubblicato diverse formule che nell’India del Sud sono usate per suscitare passioni illecite. Il Sig. Bell ne cita una: “Scrivi il nome della donna amata, poi raccogli un germoglio di  pandano e con un coltello affilato incidi la sura al-Badr su una parte della gemma. Sull’altra parte scrivi un vajahata. Quindi ricava un’immagine da questo getto, scrivi alcuni particolari dell’oroscopo e copia dall’inizio alla fine la sura al-Raman. Con la mano sinistra lega in cinque punti l’immagine con fibra di cocco ritorto. Infine, taglia la gola di una mignatta (lucertola), imbratta l’immagine con il suo sangue, mettila in solaio e lasciala seccare per tre giorni. Il quarto giorno vai a prenderla e portala con te nel mare. Se ti addentri nell’acqua finché questa ti arriva al ginocchio, la donna ti manderà un messaggio. Se procedi fino ad avere l’acqua al petto, ella ti verrà a trovare.” Questi incantesimi, secondo me, aiutano ad intensificare l’attività intellettuale, ad aumentare la capacità di concentrazione e la volontà, riconosciuta come la più importante fonte di energia.     
  Il concetto di possessione diabolica sopravvive nei nostri succubi e nei nostri incubi sotto forma di visioni di carattere superstizioso. Faccio un esempio. Una donna pudica sogna di essere posseduta da un uomo che non è suo marito. Poiché ella ama ed è fedele a quest’ultimo, ella spiega il fenomeno in modo superstizioso e dà la colpa di quello che le succede alle forze diaboliche. Capita la stessa cosa anche agli uomini, ma essi sentono meno la necessità di trovare giustificazioni.

 Lo stuzzicadenti, più apprezzato dagli Arabi che da noi, è spesso usato dai poeti come simbolo o come termine di paragone per alcune descrizioni. Nizami descrive un innamorato ‘sottile come uno stuzzicadenti’. L’elegante Hariri descrive uno stuzzicadenti conferendogli attributi femminili: “armonioso nelle forme, attraente, provocante, delicato come il più fine degli amanti, levigato come un pugnale e flessibile come un ramo”.
  C’è qualcosa di mirabilmente naif in un innamorato che, richiesto dalla sua amata di cantare una canzone in suo onore, si mette a lodare le sue parti con versi prorompenti. Ma anche i poeti classici arabi non hanno disdegnato questo tema. Al Hariri sceglie la forma del rasy, cioè dell’orazione funebre, per far pronunciare ad Abu Zayd i lamenti per l’impotenza causata dalla vecchiaia. In questo modo, egli ha ingannato Sir William Jones, che ha inserito l’orazione nel capitolo De Poesi Funebri (Poeseos Asiaticae Commentarii) annotando gravemente: ‘Haec Elegia non admodum dissimilis esse videtur pulcherrimi illius carminis de Sauli et Jonathani obitu; atque adeo versus iste “ubi provocant adversarios nunquam rediit a pugnae contentione sine spiculo sanguine imbuto” ex Hebraeo reddi videtur,
A sanguine occisorum, a fortium virorum adipe,
Arcus Jonathani non rediit irritus.’

 Non ho bisogno di aggiungere che questo ‘guerriero sabb’, questo Achille arabo è il celebrato Bonus Deus o Hellespontiacus degli antichi. L’orazione, che dà un’idea della differenza fra le usanze orientali e quelle occidentali,        
dice così:
O folk I have a wondrous tale, so rare
Much shall it profit hearers wise and ware!
I saw in salad-years a potent Brave
And sharp of edge and point his warrior glaive;
Who entered joust and list with hardiment
Fearless of risk, of victory confident,
His vigorous onset straitest places oped
And easy passage through all narrows groped:
He ne’er encountered foe in single fight
But came from tilt with spear in blood stained bright;
Nor stormed a fortress howso strong and stark –
With fenced gates defended deep and dark –
When shown his flag without th’auspicious cry
‘Aidance from Allah and fair victory nigh!’
Thuswise full many a night his part he played
In strength and youthtide’s stately garb arrayed,
Dealing to fair young girl delicious joy
And no less welcome to the blooming boy.
But Time ne’er ceased to stint his wondrous strength
(Steadfast and upright as the gallow’s length)
Until the Nigths o’erthrew him by their might
And friends contemned him for a feckless wight;
Nor was a wizard but who wasted skill
Over his case, nor leach could heal his ill.
Then he abandoned arms, abandoned him
Who gave and took salutes so fierce and grim;
And now lies prostrate drooping haughty crest;
For who lives longest him most ill molest.
Then see him, here he lies on bier for bed; -
Who will a shroud bestow on stranger dead?

(Gente! Ho una storia così meravigliosa e insolita
Di cui questo uditorio attento e saggio dovrebbe approfittare.
Quand’ero giovane, ho visto un potente Coraggioso
Dall’estremità acuminata e dall’alabarda da guerriero appuntita
Che entrava nel torneo e si destreggiava con ardimento
Sprezzante del pericolo e fiducioso nella vittoria,
Apriva stretti passaggi con i suoi assalti vigorosi
Cercava a tentoni un passaggio facile fra le strette gole.
Non incontrò nemici nel combattimento solitario
Ma ritornò dalla giostra con la lancia macchiata di sangue
Né prese d’assalto una fortezza dura e resistente,
Con portoni cintati e protetti, profondi e scuri,
Senza mostrare la sua bandiera con il grido inaugurale
“Aiuto da Allah e bella vittoria vicina!”
Recitò così per molte notti la sua parte
Nella stagione della forza e della giovinezza, nobilmente abbigliato
Elargendo gioie deliziose a ragazze belle e giovani
Non meno apprezzato dai ragazzi in fiore.
Ma il Tempo continuò a porre restrizioni alla sua forza meravigliosa
(Saldo e diritto come la lunghezza? del patibolo)
Fino a quando le Notti non lo sopraffecero con la loro forza
E gli amici disprezzarono questo guerriero diventato debole
Non c’era mago che sprecasse le proprie capacità sul suo caso
Né pietanza che potesse guarire la sua malattia.
Allora egli depose le armi, abbandonò chi
Aveva dato e si congedò in modo fiero e torvo.
Ora giace prostrato sollevando la cresta altera?
Guardatelo, qui giace con un catafalco come letto. –
Chi stenderà un velo su questo straniero morto?)



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